Tag Archivio per: Angelo Casarcia Esperto SEO Wordpress

Prima di immergerci nei dettagli di che cos’è e come funziona l’inbound marketing, andiamo a vedere come è nato questo termine e quali sono i motivi della sua creazione.

Da dove nasce l’Inbound Marketing?

Se qualcuno può prendersi il merito della nascita dell’inbound marketing è HubSpot. Brian Halligan, co-fondatore e CEO della compagnia, ha ufficialmente coniato il termine nei primi anni 2000. Spinti dall’avvento di Internet, i fondatori di HubSpot hanno capito come il mondo digitale avrebbe cambiato le prospettive dei consumatori e le esperienze di acquisto.

I fondatori di HubSpot si sono resi conto che le strategie in uscita avrebbero continuato a diminuire. Invece, i marchi dovevano adattarsi all’era digitale con nuovi modi per raggiungere un pubblico mirato.

Cos’è l’Inbound Marketing?

L’inbound marketing, o marketing di entrata, è una tecnica che utilizza gli strumenti dell’era digitale per attirare i consumatori attraverso il content marketing, i social media, la SEO e il branding. Crea un percorso convincente per i consumatori per trovare la strada verso il tuo marchio.

Inbound Methodology

Fasi dell'Inbound Marketing

Il marketing in entrata si distingue dalla massa perché mira a guadagnare la consapevolezza e la lealtà del cliente piuttosto che forzarlo. Per fare ciò, l’inbound marketing utilizza le tattiche e gli strumenti che già conosci, tra cui la brand awareness, la generazione di lead, la creazione di contenuti, i social media, l’email marketing, la SEO, gli influencer, la strategia e l’analisi.

Creando contenuti validi e pertinenti, i clienti possono trovare e interagire con i marchi attraverso blog, e-mail, video, post social e risultati dei motori di ricerca.

Le quattro fasi dell’Inbound Methodology

Attirare (Attract)

Condividendo contenuti pertinenti in momenti ottimali, puoi attirare visitatori che hanno maggiori probabilità di diventare lead. È qui che entra in gioco la tua strategia di content marketing, che guida blog, video, grafica e post social che attirano l’attenzione del tuo pubblico di destinazione.

Convertire (Convert)

Una volta attirati i visitatori giusti sul tuo sito web, è ora di convertirli in lead. Offri metodi di conversazione accessibili, come moduli online, riunioni virtuali, strumenti di chat dal vivo, iscrizioni a newsletter o registrazioni a webinar. Tieni traccia di queste conversioni, poiché puoi utilizzare tali dati per indirizzare i tuoi sforzi futuri in modo più efficace.

Concludere (Close)

È tempo di chiudere l’affare e trasformare quei contatti in clienti. Invia loro e-mail e continua a produrre quel prezioso contenuto accattivante che li riporterà sul tuo sito web. Strumenti come la marketing automation, la cura dei lead e il monitoraggio dei social media ti aiuteranno a chiudere al momento giusto.

Deliziare (Delight)

Ricorda che il modo di agire dell’inbound marketing è quello di promuovere un’esperienza cliente eccezionale che porti ad un impegno a lungo termine. Ciò significa che devi seguire le tue promesse, concentrandoti sui consumatori e sui lead. I clienti fedeli possono essere alcuni dei tuoi più grandi ambasciatori e promotori del marchio, quindi assicurati di trattarli bene.

L’idea è di essere coinvolti in ogni fase del percorso dell’acquirente, costruendo legami utili e duraturi con il tuo pubblico.

Quali sono i punti focali nella fase di analisi dell’inbound marketing?

Per ogni fase che abbiamo visto in precedenza, bisogna concentrarsi su determinati punti focali. Andiamo a vedere quali.

Fase Attract

  • Numero di visite/mese
  • Quali sono le pagine di ingresso
  • Quante pagine in media nella visita
  • Percorso di navigazione
  • Tempi di permanenza
  • Tasso di rimbalzo
  • N° interazioni
  • CTR Snippet (Click Through Rate). Posizionamento organico/traffico organico. Keyword tracking.
  • Canali di ingresso

Fase Convert /Close

  • CR→ Conversion Rate – Tasso di conversione
  • ROI→ Return of Investment (Ritorno di investimento)

Esempio (CR e ROI):
Abbiamo un sito web che vende un software a 100€, con il 50% di margine. Decidiamo di investire 100.000€ in marketing, il che porta 100mila visitatori sul sito. Il sito effettua 3000 transizioni.

Qual è il CR? Qual è il ROI?
V= n. visitors= 100.000
S= marketing cost= 100.000€
C= cost x visit = 1€
U =revenue per conversion = 100€
T= n. of conversion =3000
CR= Conversion rate= V/T=3%
TR= total revenue= UxT =300.000€
NC= non marketing costs= (1-M)xTR= 150.000
TP=total profit= TR-(NC+S)
ROI= Return of Investments= TP/S

In termini di conversioni e vendite, il CR e il ROI sono cruciali. Il CR influisce molto sul ROI, per questo è fondamentale ottimizzarlo.

Fase Close/Delight

  • Email Marketing→ OR (Open Rate), CR (Click Rate), CTOR (Click to Open Rate)
  • Analisi qualitative→ Survey

Quindi l’Inbound Marketing funziona?

Come abbiamo detto in precedenza quindi, l’inbound marketing è il processo per attrarre estranei, convertirli in lead e successivamente convertirli in clienti.

L’Inbound Marketing pone una struttura attorno agli strumenti digitali e incoraggia i professionisti del marketing a seguire un percorso chiaro. Stabilisce inoltre aspettative e responsabilità per ogni strumento misurabile. Un approccio guidato dalla metodologia che ha sempre in mente l’obiettivo finale di ottenere clienti soddisfatti.
Come Esperto SEO WordPress mi occupo anche della creazione di processi personalizzati di Inbound Marketing per ogni cliente. Se hai bisogno di strutturare una strategia di marketing di entrata per il tuo sito o hai bisogno di una consulenza, non esitare a contattarmi.

Hai bisogno di aiuto per il tuo sito web?

L’algoritmo di Instagram è stato introdotto per aiutare a far emergere il contenuto migliore e più pertinente per ogni utente ogni volta che controlla il proprio feed. Fino ad ora, però, il funzionamento interno del feed è stato tenuto nascosto. Recentemente Instagram però ha condiviso i fattori di ranking per il feed.

In questo post, analizzeremo il feed di Instagram per te e analizzeremo i fattori che influenzano il posizionamento dei tuoi contenuti.

Come funziona l’algoritmo di Instagram?

Instagram ha rivelato che ci sono tre fattori principali di ranking che determinano ciò che vedi nel tuo feed di Instagram:

  • Interesse
  • Tempestività
  • Relazioni

Andiamo a discutere ogni fattore nel dettaglio!

I 3 fattori di ranking dei feed di Instagram più importanti

1. Interesse: quanto Instagram può prevedere il tuo interesse in un post

I contenuti pertinenti ai tuoi interessi saranno più in alto nel tuo feed. Ma come fa Instagram a conosce i tuoi interessi? Un modo potrebbe essere quello di guardare i generi del contenuto (ad esempio viaggi, cibo, moda, sport, ecc.) con cui hai interagito in passato.

Con il livello di tecnologie di riconoscimento fotografico disponibili ora, potrebbe essere possibile per l’algoritmo classificare i post in generi semplici come viaggi, cibo, moda e altro ancora e, possibilmente, anche in generi più sofisticati. L’algoritmo potrebbe anche esaminare gli hashtag utilizzati.

2. Tempestività: quanto sono recenti i post

Il prossimo ingrediente chiave nell’algoritmo di Instagram è la tempestività.

Instagram vuole mostrarti post recenti e, di conseguenza, più pertinenti. Qualcosa della scorsa settimana potrebbe non interessarti di più di qualcosa di un’ora fa, quindi Instagram probabilmente ti mostrerà post più recenti piuttosto che post di pochi giorni o settimane fa, anche se il post più vecchio ha ricevuto molto più engagement. Ciò implica di conseguenza che i post recenti probabilmente si posizioneranno più in alto nel tuo feed.

3. Relazioni: gli account con cui interagisci regolarmente

Proprio come Facebook, Instagram non vuole che ti perda post importanti dei tuoi amici e familiari. Ciò implica che il contenuto dei tuoi “migliori amici” probabilmente si posizionerà più in alto nel tuo feed.

L’algoritmo di Instagram studia le tue interazioni passate per determinare i tuoi “migliori amici”. Come però Instagram può determinare le persone a cui tieni? Secondo vari parametri tra cui:

  • Persone di cui ti piace il contenuto (possibilmente includendo storie e video dal vivo)
  • Le persone a cui scrivete messaggi
  • Le persone che cercate più spesso
  • Le persone che conoscete nella vita reale

Anche se questi potrebbero non essere i criteri esatti utilizzati nell’algoritmo di Instagram, ci danno un indizio sul fatto che Instagram consideri probabilmente gli account con cui spesso interagisci come “persone a cui tieni”. E ha confermato che il contenuto di questi account sarà più alto nel tuo feed.

Le ricerche di profilo sono anche un segnale che Instagram guarda quando posiziona i post nel tuo feed. Quando cerchi (regolarmente) determinati profili, è probabile che tu sia interessato ai post dell’account e che probabilmente li vorrai vedere sul tuo feed.

Instagram potrebbe quindi classificare i loro post più in alto sul tuo feed in modo da non dover cercare i loro profili ogni volta per vedere i post, migliorando la tua esperienza utente su Instagram.

Altri fattori di ranking dell’algoritmo di Instagram

Come funziona l'algoritmo di Instagram - feed di Instagram

Ci sono altri fattori che influiscono sul ranking dei contenuti nel tuo feed:

  • Frequenza: la frequenza con cui utilizzi Instagram e il login determinano la quantità di contenuti nel tuo feed. Ad esempio, se accedi ogni ora, non c’è molto contenuto che deve essere ordinato. Quindi sembrerà piuttosto cronologico e vedrai praticamente tutto. Ma se accedi solo una volta alla settimana, ci sono molti contenuti che sono stati caricati da tutti quelli che segui, il che significa che il contenuto otterrà un determinato posizionamento e ordinamento per mettere il contenuto più pertinente nella parte superiore del tuo feed.
  • Follow: Ovviamente, se segui più account, significa che c’è molto più contenuto nel tuo feed. Più contenuti ci sono, più sarà ordinato e classificato.
  • Uso: questo si lega a entrambi i punti sopra. Se utilizzi Instagram per tante ore al giorno, l’algoritmo approfondirà ulteriormente le fonti dei contenuti per offrirti nuovi post nella parte superiore del tuo feed. Se, tuttavia, accedi solo per 10 minuti al giorno, vedrai solo i punti salienti che Instagram ritiene più pertinenti per te.

Abbiamo appena finito di vedere come funziona l’algoritmo di Instagram e abbiamo analizzato i tre fattori principali che determinano ciò che vedi nel tuo feed di Instagram.
Come Esperto SEO WordPress mi occupo anche di attività su Instagram per aumentare l’engagement degli utenti. Se hai bisogno di aiuto nella creazione di un account Instagram per la tua azienda o vuoi una mano nella strutturazione di un schedule per la programmazione dei tuoi post in modo tale da poter creare più engagement con i tuoi followers, non esitare a contattarmi!

Hai bisogno di aiuto con Instagram?

Avere un sito di e-commerce multilingua può aiutarti a raggiungere un pubblico più ampio in modo user-friendly. Sebbene la traduzione del tuo sito web abbia molti vantaggi, può anche essere piuttosto impegnativa. La creazione di un negozio online è un compito importante e rendere questo negozio multilingue aggiunge un nuovo livello di complessità.

In questa guida WordPress  ti guideremo attraverso il processo di creazione del tuo sito di e-commerce multilingue. Inizieremo aiutandoti a scegliere il tuo plugin di e-commerce e poi vedremo insieme alcuni plugin per aggiungere funzionalità di e-commerce multilingua per il tuo sito.

WooCommerce: il miglior plugin per l’e-commerce su WordPress

Logo WooCommerce.

WooCommerce è uno dei plugin più famosi per la creazione di un e-commerce in modo rapido e semplice. Ti consente di trasformare facilmente il tuo sito web in un negozio online. Puoi vendere prodotti fisici o digitali e persino acquistare prodotti di affiliazione dai mercati online. Il plugin di base è gratuito, ma ci sono molte estensioni a pagamento disponibili per funzionalità aggiuntive. Se vuoi saperne di più su come creare un e-commerce multilingua, su WooCommerce e sul suo utilizzo puoi leggere uno delle mie guide.

Traduci e ottimizza i tuoi prodotti con plugin multilingua

WordPress risolve la maggior parte dei problemi che potresti incontrare tramite plugin. E i siti multilingue non fanno eccezione. Se si desidera eseguire un e-commerce multilingue, è sufficiente selezionare, installare e configurare un plugin multilingua. Il principale vantaggio dei plugin multilingua è la gestione della traduzione:

In un sito WordPress con un plugin multilingua, il contenuto del sito stesso diventa “traducibile”. Cioè, il plugin gestirà le diverse traduzioni delle tue pagine, dei tuoi post e così via. In altre parole, c’è una “singola”  sezione dedicata alle pagine, menu, articoli, prodotti … e il plugin si occupa delle sue traduzioni. Ciò rende più facile per i visitatori passare da una lingua all’altra.

Adesso andiamo a dare un’occhiata ai migliori plugins multilingua per la traduzione di un e-commerce.

I migliori plugin multilingua per il tuo e-commerce

Esistono diversi plugin per WordPress che ti permettono di creare un sito multilingua. Ti mostrerò quelli che attualmente sto usando maggiormente.

Plugin WPML

Logo di WPML, plugin di WordPress.

WPML  è uno dei plugin multilingua più utilizzati nel mondo di WordPress. Con questo plugin, sarai in grado di tradurre tutto nel tuo sito WordPress.

Se hai bisogno di un sito multilingue, i prezzi di WPML sono assolutamente ragionevoli, specialmente considerando tutte le funzionalità che include:

  • È possibile tradurre qualsiasi cosa sul tuo sito, compresi post, pagine, media, categorie, tag, menu, widget, tipi di post personalizzati, tassonomie personalizzate.
  • È compatibile con moltissimi plugins (compreso WooCommerce) e temi.
  • Vi è una garanzia di rimborso di 30 giorni, quindi puoi provarlo e, se non ti piace o se non soddisfa le tue esigenze, puoi richiedere il rimborso della spesa.
  • Il team di sviluppo/supporto è molto attivo.
  • Offrono anche un servizio di traduzione professionale, che potrebbe rivelarsi molto utile se devi tradurre i tuoi contenuti in una lingua che non conosci. Ci sono dei costi aggiuntivi da affrontare.

Tutte le funzioni descritte non sono presenti in tutte le tipologie di Licenze WPLM. Attualmente ci sono 3 diverse tipologie di license:

  1. Multilingual Blog: questa licenza ha un costo di 29 dollari ed è stata realizzata per i siti web che hanno solamente le pagine e gli articoli.
  2. Multilingual CMS: questa licenza ha un costo di 79 dollari ed è stata realizzata per siti più complessi, come e-commerce.  Acquistando questa licenza è inclusa l’estensione WPLM Woocommerce, che ti permetterà di creare il tuo e-commerce in tutte le lingue che desideri: potrai impostare le traduzioni dei prodotti ed impostare anche un costo diverso in base alla lingua.

Se vuoi avere maggiori informazioni visita la pagina delle licenze WPML.

Per mia esperienza diretta ti posso anticipare che rispetto ad altri plugins multilingua incontrerai meno ostacoli se deciderai di utilizzare WPML. Perchè nel tempo non ha conquistato solamente gli utenti finali di WordPress ma anche gli sviluppatori. La maggior parte dei plugins è compatibile con WMPL a differenza di altri che essendo meno utilizzati hanno meno compatibilità tra i plugins e temi WordPress.

Plugin Polylang

I migliori plugin multilingue per WordPress : Polylang

Polylang  è un plugin gratuito disponibile su wordpress.org. Ha oltre 400.000 installazioni attive e una valutazione piuttosto buona (ci sono oltre 500 voti a 5 stelle, e ha ottenuto un punteggio di 4.6 su 5).

Alcune delle sue caratteristiche sono:

  • Puoi tradurre qualsiasi cosa sul tuo sito, compresi articoli, pagine, media, categorie, tag, menu, widget, tipi di post personalizzati, tassonomie personalizzate.
  • È compatibile con moltissimi plugin (compreso WooCommerce) e temi.
  • L’interfaccia utente è disponibile in più lingue.
  • C’è un team di sviluppo attivo. Il supporto, tuttavia, dipende dalla comunità (se si utilizza la versione gratuita).
  • C’è anche una versione a pagamento di Polylang che ha più estensioni, alcune funzionalità extra e servizi di supporto avanzati.

Creare un e-commerce multilingua con WordPress

Abbiamo appena visto come creare un e-commerce multilingua con WordPress e quali sono i migliori plugins per farlo. Uno dei motivi principali per avere un negozio online multilingue è che può portare un maggior numero di nuovi clienti. Il tuo sito web diventa accessibile e comprensibile a migliaia di persone in tutto il mondo, poiché sei in grado di catturare l’attenzione di persone che non parlano la tua lingua ma che possono comunque aver bisogno del tuo prodotto. Ho deciso di parlarti di WPML e Polylang perchè sono quelli che attualmente utilizzo.

  1. Esempio sito multilingua con WPML : www.remotehealtcaresystem.com
  2. Esempio sito multilingua con Polylang: www.growrillahydroponics.com

Entrambi questi progetti che curo sono in WordPress e sfruttano i plugin per multilingua che abbiamo descritto. Il decidere se utilizzare più o meno l’altro dipende dal progetto e anche dalla spesa economica che si vuole affrontare.

Se hai bisogno di aiuto per la creazione di un e-commerce multilingua, non sai come fare le traduzioni dei tuoi prodotti, vuoi maggiori informazioni su WooCommerce o vuoi una semplice consulenza per il tuo sito, non esitare a contattarmi. Come Esperto SEO WordPress realizzerò per te un e-commerce con tutte le caratteristiche utili per la vendita dei tuoi prodotti.

Hai bisogno di assistenza per il tuo e-commerce multilingua?

Cosa sono i Pingback e Trackback WordPress?

Quando qualcuno si collega ai post del tuo blog, a seconda di come è impostato il sito del tuo blog, riceverai una notifica di trackback o pingback. Puoi pensare ai pingback e trackback WordPress come “commenti remoti”. Funzionano allo stesso modo di quando devi moderare un normale commento sul blog, offrendoti le opzioni per approvarlo, eliminarlo o contrassegnarlo come spam.

Se si sceglie di approvarlo, si pubblicano i dati trackback o pingback, insieme ai commenti ricevuti da quel particolare articolo. A seconda del tema, i trackback di WordPress rilasciati rivelano il titolo del post del blog, uno snippet del suo contenuto e un link al post del blog corrispondente che ha attivato il trackback. A differenza dei trackback, i pingback includono solo un collegamento al post anziché un titolo.

Pingback e trackback WordPress sono notifiche di collegamento che ti consentono di tenere traccia di quando altri siti si collegano al tuo contenuto. Quando queste notifiche sono abilitate, vengono visualizzate nella sezione dei commenti dei tuoi post.

Differenze tra Pingback e Trackback WordPress

I trackback sono un modo di interazione manuale mentre i pingback vengono eseguiti automaticamente.

Un trackback sta informando che qualcosa di correlato e interessante esiste in un altro post del blog. Mentre, un pingback è quando un articolo ha fatto riferimento o è stato menzionato nel tuo post.

Un’altra differenza principale tra un pingback e un trackback è che qualcuno deve inviare quest’ultimo manualmente quando pubblica un post. I pingback, d’altra parte, vengono inviati immediatamente e automaticamente quando viene rilasciato un post che contiene un collegamento a un altro post. Inoltre, i pingback possono essere disattivati quando si collegano articoli sullo stesso sito e non solo da siti web esterni.

Ti ricordo che il trackback è specifico di WordPress, quindi funziona solo tra siti che si basano su questo CMS.  Se accedi nel backend di un’articolo del tuo sito e scrolli verso il basso troverai questa sezione dove dovrai inserire l’url di un sito a cui segnalare il collegamento al tuo sito.

Pingback e Trackback WordPress sono positivi o negativi per il tuo blog?

Solitamente , i pingback e i trackback WordPress sono negativi. E non perché sono negativi in ​​loro stessi. In effetti, se fossero utilizzati bene, sono utili per sapere quando un blogger legittimo ci ha collegato.

Sebbene i pingback e i trackback facilitino la comunicazione tra i blog, possono essere utilizzati anche da bot che inseriscono link di spam sul tuo sito. Approssimativamente (e sfortunatamente) il 90-95% delle volte avviene in questo modo.

Essendo quindi più le volte che vengono utilizzati come spam piuttosto che come riconoscimento, la mia raccomandazione è di disabilitarli, dal momento che ci saranno pochissime occasioni in cui il riconoscimento è reale da parte di un utente e non varrebbe la pena il tempo che investirai per moderare che i pingback o i trackback siano legittimi. Gli spammer stanno solo cercando di ottenere più link ai loro siti e domini per aumentare il loro ranking SEO.

Se hai bisogno di aiuto per impostare i pingback e trackback WordPress del tuo sito web o vuoi una semplice consulenza, non esitare a contattarmi.

Hai bisogno di assistenza per il tuo sito WordPress ?

 

Oggi vorrei parlarvi di una nuova funzione che è possibile attivare su Google Analytics. Mensilmente ( una volta al mese, ogni due) invio ai miei clienti con cui ho una collaborazione SEO un report sull’andamento delle visite dei loro siti web e ci sono degli aspetti che vengono sottolineati maggiormente rispetto ad altri. Uno tra questi è quello legato agli utenti che visitano i nostri siti web nella versione mobile e poi decidono di tornare a visitare il sito utilizzando un pc o un altro device! Cosa si sarebbe inventata Google? 

La risposta è Signals!  Ovvero scovare se lo stesso utente è ha visitato il nostro sito web più volte ma con device diversi!

L’analisi multi-device è sempre stata un obiettivo aziendale prezioso e una sfida difficile da raggiungere. Le intuizioni ottenute dall’interpretazione dei dati sono molto utili e i principali strumenti analitici forniscono meccanismi per realizzarla. Ma, sfortunatamente, la sua implementazione non è sempre facile.

La difficoltà di implementare questo tipo di soluzioni sta nel fatto che la generazione di identificatori univoci non viene eseguita dallo strumento analitico, ma deve essere generata dal team di sviluppo delle risorse in analisi. Ma cosa succede se non ti devi preoccupare di generare ID utente? E se potessi avere una base di utenti con milioni di identificatori? Google ha da poco implementato un nuovo servizio chiamato Google Signals, andiamo a vedere cos’è.

Che cos’è Google Signals?

E’ una nuova funzionalità per Google Analytics che consente l’analisi di più dispositivi senza la necessità di sviluppi ad hoc. Si basa sull’utilizzo dei dati degli utenti di Google che hanno attivato il sistema di “Personalizzazione degli annunci” (Ads Personalization). Cioè, utilizza i dati degli utenti che hanno effettuato l’accesso al tuo account Google, ad esempio età, sesso e posizione, a cui vengono aggiunti i dati raccolti dalla navigazione. E ciò che è quasi più importante, dato che gli utenti di solito usano l’account Google in tutti i dispositivi che usano quotidianamente, sono inclusi i dati multi-dispositivo.

L’attivazione di Google Signals aiuta a migliorare il remarketing

Google Signals è utilizzato da coloro che desiderano implementare tecniche di re-targeting o cross-device-remarketing, ovvero la tecnica che ti aiuta a indirizzare gli stessi annunci allo stesso utente / persona che si spostano tra i loro dispositivi. Può essere da mobile a tablet o da tablet a desktop.

Cosa ti permette di fare Google Signals una volta attivato?

Una volta attivato Google Signals, vengono aggiornate le seguenti funzioni di Google Analytics:

  • Report multi-dispositivo (beta): i report cross-device vengono generati senza la necessità di utilizzare viste User-ID o implementazioni aggiuntive. I report al momento disponibili sono:
    1) Sovrapposizione di dispositivi: utenti che hanno utilizzato ciascuna combinazione di dispositivi (ad esempio: Desktop + Mobile).
    2) Percorsi del dispositivo: sequenze di dispositivi utilizzati dagli utenti.
    3) Canali: acquisizione, comportamento e conversioni per canale (di default o personalizzati), utilizzando l’ultimo modello di click indiretto.
    4) Dispositivo di acquisizione: primo dispositivo utilizzato nel percorso di conversione.
  • Remarketing con Google Analytics: il pubblico creato in Google Analytics può essere utilizzato in campagne di remarketing multi-device per gli utenti che hanno attivato gli annunci funzione di personalizzazione.
  • Rapporti socio-demografici e di interesse: Google Analytics raccoglie informazioni aggiuntive dagli utenti che hanno attivato la personalizzazione degli annunci. Inoltre, i dati sono più accurati, poiché i dati provengono da utenti registrati.
  • Rapporti pubblicitari: Google Analytics raccoglie informazioni aggiuntive dai cookie pubblicitari.

Come si può configurare Google Signals?

Attualmente ci sono 2 modi per attivare per attivare Google Signals, sicuramente l’avrea visto pubblicizzare direttamente nella home di Google Analytics,  devi solo fare clic sul pulsante “Start” visualizzato nel banner blu.

Premi su INIZIA per attivare Google Signals sul tuo account di Analytics

Se non ti è comparso il banner promozionale (o l’hai cancellato perchè ti dava fastidio),all’interno di Analytics vai  nel pannello “Gestione”, successivamente in “Informazioni sul monitoraggio” e clicca su  “Raccolta di dati “. Quindi, è sufficiente selezionare la proprietà o le proprietà per le quali lo si desidera attivare. Una volta attivato, Google Signals sostituisce la raccolta di dati per le funzioni pubblicitarie.

Attivare Google Signals tramite la sezione amministrazione di Analytics

Quali sono i limiti di Google Signals?

Prima di tutto, nota che questa funzionalità oggi non è disponibile per tutti gli utenti di Google Analytics, dal momento che Google sta facendo una distribuzione progressiva. Inoltre, ricorda che la funzionalità di segnalazione cross-device è ancora in beta. Infine, in questo momento il sistema ha le seguenti limitazioni:

  • I dati raccolti da Google Signals non possono essere esportati in BigQuery.
  • I dati raccolti da Google Signals non possono essere utilizzati in Data Studio o nell’API di reporting.
  • Non è possibile accedere a Google Signals dalle visualizzazioni User-ID.
  • I dati raccolti da Google Signals non possono essere utilizzati nella dashboard, in report personalizzati e tabelle personalizzate.
  • I segmenti non possono essere applicati ai report multi-dispositivo.
  • I rapporti multi-dispositivo non mostrano i dati con un’ora di granularità.
  • Il dispositivo cross non è ancora abilitato per le proprietà dell’app.

Google Signals è ancora in versione beta e si prevede un lungo periodo di prova, dovuto dai limiti elencati qui sopra. Se sei alla ricerca di un Esperto SEO  e vuoi aumentare le visite del tuo sito web o le vendite non esitare a contattarmi.

Google Tag Manager (noto come GTM) è un sistema di gestione di script (o tag) che consente di installare tag, script e altri utili frammenti di codice direttamente sul tuo sito web. Uno dei tag più utili che si può creare su GTM è quello del Dwell Time. Andiamo a vedere cos’è.

Cos’è il Dwell Time

Il Dwell Time è la quantità di tempo che intercorre tra il momento in cui si fa clic su un risultato di ricerca e successivamente si ritorna alla SERP. Questo valore ci permette di monitorare l’efficacia di una landing page o di alcune sezioni specifiche di un sito web, capendo i motivi per cui una persona rimane un determinato periodo di tempo su una pagina prima di tornare alla SERP. Il Dwell Time ci aiuta a capire se il contenuto su cui è atterrato un utente è un contenuto ben strutturato e approfondito. Maggior tempo l’utente passa su una landing, maggiore è l’efficacia della landing stessa. Si può intendere come una metrica basata sull’utente che combina il coinvolgimento dell’utente, la durata della sessione e la percentuale di clic SERP.

Ecco alcuni esempi di tempo di sosta e come possono essere interpretati:

  • 2 secondi di Dwell Time: non ho trovato quello che volevo / mi aspettavo sul tuo sito. Così, sono tornato rapidamente alla SERP per trovare qualcosa di meglio.
  • 2 minuti di Dwell Time: ho trovato il tuo contenuto piuttosto utile e mi sono bloccato per un paio di minuti per leggerlo.
  • 10 minuti di Dwell Time: ho trovato i tuoi contenuti super-utili ed ho prestato molta attenzione in ciò che avevi da dire.

Il Dwell Time è un fattore di ranking per Google?

Non c’è alcuna conferma ufficiale da parte di Google che il Dwell Time sia di fatto un fattore di ranking. Tuttavia, quando il tuo sito si posiziona sulla prima pagina delle SERP, Google potrebbe usarlo per discernere la qualità dei tuoi contenuti. Questo perché al di fuori della top 10, il tuo sito riceverà pochissimo traffico, il che significa che non avrai molti visitatori in primo luogo. Ma la teoria dice che una volta che il tuo sito è in cima alle SERP, il dwell time potrebbe essere utilizzato da Google per indicare se il tuo sito è pertinente e soddisfa la query del ricercatore.

Come calcolare il Dwell Time con Google Tag Manager

Andiamo finalmente a vedere come calcolare il Dwell Time con Google Tag Manager. Per prima cosa abbiamo bisogno di attivare alcune variabili dalla sezione “Variabili Integrate” che sono:

  • History Source
  • New History Fragment
  • Old History Fragment
  • Page URL
  • Event

Dopo aver attivato queste variabili dovremo creare altre 2 variabili nella sezione “Variabili Definite dall’utente”.

Prima Variabile: DLV – gtm.start

Tipo di Variabile: Variabile di livello dati
Nome Variabile: gtm.start

Seconda Variabile: DLV – Time to SERP

Tipo di Variabile: Variabile di livello dati
Nome Variabile: timeToSerp

Vi basterà comunque copiare le variabili come negli screen.

Adesso andiamo a creare gli attivatori:

Primo attivatore: Cronologia – Torna alla SERP

Tipo di attivatore: Modifica della cronologia;
Questo attivatore si attiva su: Alcune modifiche della cronologia;
History Source – è uguale a – popstate
New History Fragment – corrisponde all’espressione regolare – ^$

Secondo Attivatore: Ritorna alla SERP

Tipo di attivatore: Evento Personalizzato
Nome Evento: returnToSerp
Questo attivatore si attiva su: alcuni eventi personalizzati
DLV Time to SERP – minore di – 1800000

Infine, andiamo a creare i tag che ci serviranno per calcolare il Dwell Time:

Primo Tag:

Questo primo tag è composto da una sezione “HTML Personalizzata” dove andremo ad inserire il seguente script:

[php]
<script>
(function() {
var s = document.location.search;
var h = document.location.hash;
var e = {{Event}};
var n = {{New History Fragment}};
var o = {{Old History Fragment}};

// Only run if the History API is supported
if (window.history) {

// Create a new history state if the user lands from Google’s SERP
if (e === ‘gtm.js’ &&
document.referrer.indexOf(‘www.google.’) > -1 &&
s.indexOf(‘gclid’) === -1 &&
s.indexOf(‘utm_’) === -1 &&
h !== ‘#gref’) {
window.oldFragment = false;
window.history.pushState(null,null,’#gref’);
} else if (e === ‘gtm.js’) {
window.oldFragment = true;
}

// When the user tries to return to the SERP using browser back, fire the
// Google Analytics timing event, and after it’s dispatched, manually
// navigate to the previous history entry, i.e. the SERP
if (e === ‘gtm.historyChange’ &&
n === ” &&
o === ‘gref’) {
var time = new Date().getTime() – {{DLV – gtm.start}};
if (!window.oldFragment) {
dataLayer.push({
‘event’ : ‘returnToSerp’,
‘timeToSerp’ : time,
‘eventCallback’ : function() {
window.history.go(-1);
}
});
} else {
window.history.go(-1);
}
}
}
})();
</script>
[/php]

Dopo aver inserito lo script nell’html personalizzato, gli imposteremo come attivatori “All Pages” (Tutte le pagine) e uno degli attivatori creati in precedenza, ovvero “Cronologia – Torna alla SERP”.

Secondo Tag: GA – Tempo di Permanenza – Ritorna alla SERP

Il secondo Tag è composto invece dalla sezione “Analytics” dove selezioneremo come “tipo di monitoraggio” la sezione “Tempi”.
Come “Variabile” inseriamo una delle variabili che abbiamo attivato in precedenza, ovvero: “{{Page URL}}”.
Come “Categoria” andremo ad inserire “Tempo Permanenza prima ritorno alla SERP
Come “Valore” inseriremo una delle due variabili create in precedenza, ovvero: “{{DLV – Time to SERP}}”.
Infine, spunta “ Abilita l’override delle impostazioni in questo tag” per inserire la costante che avrai creato già o che dovrai creare in questo momento dove inserirai il tuo ID di Monitoraggio di Google Analytics.
Una volta finito di strutturare il tag, lo potremo collegare all’attivatore creato in precedenza, “Ritorna alla SERP”.

E questo è quanto, ora possiamo passare alla fase di test del tag. Attiviamo la modalità “Anteprima” su GTM.

Andiamo su “Google” e cerchiamo il nostro sito.

Una volta trovato nella SERP ci clicchiamo sopra e possiamo notare fin da subito che nell’URL della pagina del nostro sito web è stato aggiunto un #gref che si attiverà ogni volta che una persona arriverà sul nostro sito web dalla SERP.

Appena arriviamo sulla landing, possiamo notare che c’è un tag che è già triggerato/attivo, ovvero il tag “Dwell Time”.

Ora proviamo ad andare indietro nella SERP cliccando sul tasto per tornare indietro (screen). Puoi notare come quando si clicca per tornare indietro, si attivi anche l’altro tag che contiene l’analytics del sito: “GA – Tempo di Permanenza – Ritorna alla SERP”.

Ciò significa che il nostro tag funziona e che adesso potremo finalmente iniziare a monitorare e calcolare il Dwell Time sul nostro sito.
L’ultimo passaggio da effettuare è pubblicare i nostri tag attraverso il tasto “Invia” in alto a destra in GTM, in questo modo renderemo effettive le modifiche fatte e la versione di GTM per il nostro sito verrà aggiornata.

Creare Report Personalizzato per il Dwell Time con Google Analytics

Una volta che abbiamo finito di creare i vari tag su GTM, li abbiamo testati e abbiamo visto che funzionano, possiamo creare il nostro report personalizzato su Google Analytics.

Andiamo su Personalizzazione→ Rapporti Personalizzati→ Nuovo Rapporto Personalizzato.

Scegliamo un nome per il nostro rapporto: “Tempo di Permanenza – Ritorna alla SERP”.
Selezioniamo il tipo di rapporto, ovvero “Tabella Piatta”.
Aggiungiamo una “Dimensione” che è “Variabile di Tempo”.
Aggiungiamo una “Metrica” che è “Tempo medio utente (sec)”.

E il gioco è fatto, ora abbiamo il nostro rapporto personalizzato sul Dwell Time delle pagine del nostro sito web.

La guida su come calcolare il Dwell Time con Google Tag Manager finisce qui. Spero che vi sia d’aiuto e che riuscirete ad applicarla nella sua interezza. Se però riscontrate qualche problema nella creazione dei tag o semplicemente avete bisogno di una consulenza per il vostro sito web, non esitate a contattarmi.

Vuoi misurare il Dwell Time delle pagine del tuo sito?

Come esperto SEO WordPress gestisco diversi progetti dove la gestione delle categorie WordPress è un’aspetto importante. Le categorie ci aiutano a suddividere ed organizzare determinate tipologie di contenuti sul nostro sito:

  • Categorie Articoli
  • Categorie Portfolio
  • Categorie Prodotti per i siti e-commerce
  • Altri tipologie di Post

Nella SEO, sappiamo tutti che il contenuto è fondamentale. Tuttavia, ciò che viene spesso trascurato è il modo in cui organizziamo tali contenuti sia per i visitatori del nostro sito che per l’indicizzazione della ricerca. Utilizzando le categorie WordPress in modo mirato, possiamo raggiungere un equilibrio nell’indirizzamento.

Dal punto di vista dell’utente, un’adeguata categorizzazione dei contenuti ti consente di navigare facilmente in ampi argomenti sul tuo sito e ottenere esattamente ciò che stai cercando. Ogni pagina di categoria può essere personalizzata e può includere elementi come contenuti personalizzati e moduli di iscrizione tramite e-mail.

Le categorie WordPress sono un ottimo modo per organizzare i contenuti sul tuo sito. Offrono la possibilità per i visitatori di approfondire contenuti pertinenti, fornendo anche un modo per strutturare i contenuti per una migliore indicizzazione della ricerca.
Le categorie organizzano i tuoi contenuti e offrono accesso diretto agli argomenti sul tuo sito web. Aiutano i lettori a trovare rapidamente i post pertinenti.

Per evitare di confondere i tuoi lettori con troppe categorie, ti consigliamo di limitarti a poche categorie.

Perché le pagine delle categorie WordPress sono importanti?

Un’adeguata organizzazione delle categorie WordPress e delle pagine delle categorie fa una grande differenza perché Google sia in grado di leggere di cosa tratta il tuo blog.

Col passare del tempo, Google è diventato sempre più intelligente. Più che mai, i risultati della ricerca vengono mostrati in base all’intento degli utenti, piuttosto che ai post dei blog SEO troppo ottimizzati. Ciò significa che è assolutamente cruciale per Google comprendere le diverse sezioni del tuo blog e di cosa si tratta!

Queste pagine di categoria sono in realtà più simili a pagine di destinazione. È strano pensare che le pagine delle categorie del tuo blog siano forse più importanti dei singoli post e pagine ma è vero. Tutto ruota intorno all’intenzione, all’usabilità e alla reperibilità dell’utente. Fondamentalmente, queste pagine di categoria fungono da “guide” che indirizzano i cercatori di Google in una direzione molto specifica.

Ottimizza i titoli e le descrizioni delle categorie WordPress

Se assegni categorie con l’obiettivo di strutturare chiaramente i contenuti e migliorare la facilità d’uso del tuo sito web, godrai automaticamente dei vantaggi in termini di SEO. Ecco gli step principali per creare correttamente le categorie del tuo sito:

  • Assegna un nome alle categorie in modo appropriato.
  • Scrivi una breve descrizione per ogni categoria.
  • Non creare nessuna categoria duplicata. In nessun caso dovresti avere nomi di categorie duplicati, oppure avere la stessa categoria per qualsiasi parte di contenuto.
  • Torna indietro tra tutti i tuoi post e aggiorna le categorie.

Se hai bisogno di aiuto per strutturare le categorie WordPress del tuo sito web o vuoi una semplice consulenza, non esitare a contattarmi.

Hai bisogno di assistenza per il tuo sito WordPress ?

 

 

E’ un bellissimo Lunedì mattina di autunno, e dopo un rilassante weekend rientri in ufficio per iniziare a lavorare. Accendi il  pc e digiti l’indirizzo web del tuo sito e magicamente ti ritrovi che il sito è irraggiungibile e ti mostra questo errore:

Questa è la schermata che si presenta quando c’è un Errore 500 su un sito WordPress

 

Risolvere errore HTTP 500 WordPress è uno dei problemi più comuni incontrati dai webmaster. Tuttavia, cogliere il vero bug dietro questo errore non è facile come si verifica comunemente con l’errore 404, dove le possibili ragioni sono i permalink rotti o gli URL delle pagine modificate. Un errore HTTP 500 su WordPress è un termine generico che può rappresentare una varietà di problemi diversi. Potresti sentirti scoraggiato quando incontri questo messaggio e non sai da dove cominciare.

Le ragioni più comuni alla base dell’errore HTTP 500 sono file .htaccess corrotti, autorizzazioni file non corrette, timeout degli script, versione PHP non compatibile o aggiornamenti di WordPress. Tuttavia, ci possono essere molte altre ragioni alla base di questo problema. Quindi dovrai scavare un po’ più a fondo per investigare la vera causa. Una delle cose migliori da fare per risolvere errore HTTP 500 WordPress è di pensare a tutte le modifiche effettuate. Prova a ricordare quale evento specifico ha causato il blocco del tuo sito WordPress (ad esempio, dopo un’installazione / aggiornamento di un plugin / tema). Una volta che sai esattamente cosa ha causato l’errore, risolverlo sarà molto più facile.

Cosa fare quando si verifica un errore HTTP 500?

La tua connessione Internet o il tuo computer non sono di solito un problema quando viene visualizzato questo errore mentre stai navigando su una pagina web. Il problema è causato dal server del sito web. Puoi provare ad aggiornare la pagina web premendo il pulsante di ricarica nel browser web. Tuttavia, se non stai semplicemente sfogliando una pagina, ma sei in procinto di ordinare un prodotto o un servizio, potresti voler tornare al tuo ordine in un secondo momento in quanto l’aggiornamento della pagina potrebbe comportare l’addebito sulla tua carta di credito di più volte. Sebbene i siti di e-commerce rispettabili dispongano di un meccanismo per impedire l’addebito sulla carta di credito mentre si verifica un errore del server, è meglio non testarlo da solo.

Le seguenti soluzioni potrebbero esserti d’aiuto:

Esegui il backup del tuo sito

Per cercare una soluzione, potrebbe essere necessario apportare modifiche nella cartella principale del tuo sito. Il backup del tuo sito ti proteggerà in caso di problemi.

Time Out Sessione

Quando uno script impiega più tempo del solito per elaborare la pagina, il server fermerà il processo, portando alla visualizzazione di un messaggio di errore HTTP 500, quando in realtà dovrebbe visualizzare un messaggio di errore Timeout Gateway 504. Questo problema può essere risolto dalla società di hosting impostando la durata del time out su un valore più alto.

Controlla i file .htaccess corrotti

La prima cosa da fare quando bisogna risolvere errore HTTP 500 WordPress è cercare un file .htaccess corrotto. Puoi farlo rinominando il tuo file .htaccess principale con qualcosa come .htaccess_error. Per rinominare il tuo file .htaccess, dovrai accedere al tuo sito tramite FTP. Il tuo file .htaccess si troverà nella directory root accanto alle tue cartelle wp-content, wp-admin e wp-includes.

Una volta che hai rinominato il file .htaccess, prova a caricare il tuo sito per vedere se questo ha risolto il problema. Se è stato fatto, assicurati di andare su Impostazioni> Permalink e fai clic sul pulsante Salva. Questo genererà un nuovo file .htaccess per te con le corrette regole di riscrittura per garantire che le tue pagine non restituiscano errori 404.

Aumentare il limite di memoria PHP

Il sovraccarico che si verifica nella memoria PHP del server può anche essere un motivo per cui viene visualizzato l’errore HTTP 500. È possibile risolvere questo problema aumentando il limite massimo di memoria creando o modificando un file php.ini con la seguente direttiva: memory_limit = 64 MB. Aumentare il limite di memoria PHP è più di una soluzione rapida rispetto a una soluzione permanente, e è necessario identificare cosa ha causato l’uso eccessivo della memoria in primo luogo. Potrebbe essere causato da un plugin difettoso o da qualche funzione a tema.

Se aumentare il ​​limite di memoria di PHP ha corretto l’errore del tuo sito, tieni presente che questo ha risolto solo temporaneamente il problema. Il motivo è perché il limite di memoria è probabilmente esaurito da un plugin o tema scarsamente codificato. Si consiglia di chiedere alla propria società di hosting Web WordPress di esaminare i registri del server dei propri siti per trovare il motivo esatto.

Controlla i plugin e il tema

Alcuni dei plugin che potresti utilizzare sul tuo sito WordPress potrebbero anche essere responsabili dell’errore HTTP 500. Se è possibile accedere all’area di amministrazione, quindi provare a disattivare tutti i plugin e se l’errore scompare, procedere alla riattivazione dei plugin uno per uno, aggiornando il sito dopo ogni riattivazione per identificare quello che causa il problema. Una volta che sei riuscito a individuare il plugin difettoso, cancellalo dal tuo sito WordPress. Se non riesci ad accedere all’area di amministrazione, devi lavorare tramite FTP per accedere alla directory root ed esplorare la cartella del contenuto WP e accedere ai tuoi plugin. Per disattivarli o disattivarli, è sufficiente rinominarli. Se l’errore HTTP 500 scompare di conseguenza, il problema è stato probabilmente causato da un plugin danneggiato.

Se questi passaggi non portano a risultati, potrebbe essere necessario verificare se c’è un problema con il tema di WordPress reimpostando il tema base Twenty Fourteen.

Re-upload dei file principali

Se le precedenti opzioni non risolvono l’errore HTTP 500, allora vale la pena ricaricare la cartella wp-admin e wp-include da una nuova installazione di WordPress. Questo NON rimuoverà alcuna delle tue informazioni, ma potrebbe risolvere il problema nel caso in cui un file fosse corrotto.

Sei riuscito a risolvere errore HTTP 500 WordPress?

Risolvere errore HTTP 500 WordPress richiede diverse risoluzioni dei problemi e potrebbe significare alcuni tempi di inattività per il tuo sito. Ricordati di eseguire il backup del tuo sito WordPress il più spesso possibile in modo da avere sempre accesso a qualsiasi informazione, plugin, temi e file. Aggiorna il tuo sito e i tuoi plugin non appena disponibili.

 

Hai bisogno di assistenza per il tuo sito WordPress ?

Uno dei tratti distintivi di un sito web di successo è la bassa frequenza di rimbalzo. Dopo tutto, non importa quanti clic riceve il tuo sito se una grande percentuale di utenti fa solo un rapido sguardo prima di chiudere la scheda. Ecco perché è così importante capire come ridurre la frequenza di rimbalzo.

Fare uno sforzo per ridurre questa metrica non solo garantirà che i visitatori trascorrano più tempo sul tuo sito, ma fornirà anche una migliore esperienza complessiva. Dopotutto, dovrai migliorare le prestazioni e la struttura del tuo sito per ridurre la frequenza di rimbalzo e queste modifiche ti saranno di beneficio a lungo termine in molti altri modi.

In questo articolo, discuteremo su cosa sia la frequenza di rimbalzo, spiegheremo perché è fondamentale mantenerla bassa e infine, andremo a vedere i tre dei modi più efficienti per ridurre la frequenza di rimbalzo.

Cos’è la frequenza di rimbalzo (Bounce Rate)

Generalmente un “rimbalzo” è quando qualcuno visita il tuo sito e se ne va prima di interagire con qualsiasi parte di esso (facendo clic su un pulsante, navigando verso un’altra pagina, ecc.). Ad esempio, se la frequenza di rimbalzo è del 50%, significa che il 50% dei visitatori lascia il tuo sito senza eseguire altre azioni.

Nella maggior parte dei casi, il miglioramento dell’esperienza utente complessiva del tuo sito dovrebbe comportare una frequenza di rimbalzo ridotta. Dopo tutto, la maggior parte dei visitatori che “rimbalzano” lontano dal tuo sito probabilmente lo fanno perché non erano soddisfatti di ciò che vedevano a prima vista. Una frequenza di rimbalzo più bassa significa che gli utenti stanno esplorando il tuo sito in modo più approfondito, il che dovrebbe già essere uno dei tuoi obiettivi principali. Più tempo i visitatori trascorrono con i tuoi contenuti, più è probabile che tornino più tardi, acquistino qualcosa o magari addirittura raccomandino il tuo sito ad altre persone.

Come ridurre la frequenza di rimbalzo (in tre passaggi)

Come ridurre la frequenza di rimbalzo

Questo è un progetto che seguo da Maggio 2018, come puoi vedere prima la frequenza di rimbalzo di questo sito era quasi al 100%, facendo un’ottimizzazione puoi vedere come da Giugno 2018 la frequenza è con il tempo diminuita.

Prima di iniziare a lavorare sulla riduzione della frequenza di rimbalzo, è necessario sapere qual è attualmente. Esistono molti strumenti che possono aiutarti, ma ti consiglio di utilizzare Google Analytics, poiché puoi integrarlo rapidamente con WordPress .

Una volta che sai la frequenza di rimbalzo, è ora di iniziare a migliorare le prestazioni del tuo sito.

Passaggio 1: migliora i tempi di caricamento del tuo sito

Assicurarsi che il tuo sito WordPress si carichi rapidamente è uno dei modi migliori per mantenere la frequenza di rimbalzo entro un intervallo ragionevole. Gli utenti sono molto impazienti di fronte a tempi di caricamento lenti della pagina. Se il tuo sito impiega troppo tempo per essere caricato, una buona porzione di essi semplicemente preme il pulsante “indietro” e trova un altro sito.

Passo 2: Rendi il tuo sito facile da navigare

Un altro aspetto che può contribuire a un’elevata frequenza di rimbalzo è una struttura di navigazione del sito web complessa. Dopo tutto, se i tuoi utenti hanno difficoltà a passare dal punto A al punto B (o non sono in grado di trovare le informazioni di cui hanno bisogno), è probabile che si sentiranno frustrati. La frustrazione porta alla rabbia e la rabbia porta a una frequenza di rimbalzo più alta.

Ora, migliorare la navigazione del tuo sito è un argomento complesso e non lo controllerai in un giorno o due.

La maggior parte dei siti Web utilizza una barra di navigazione di base nella parte superiore dello schermo che include tutti i link più importanti. Nella maggior parte dei casi, questa è una strategia eccellente che è facile per i tuoi utenti. Ricorda solo di non aggiungere link ridondanti e assicurati che i tuoi pulsanti o collegamenti siano di facile lettura e interazione.

Utilizzare i collegamenti interni per indirizzare i visitatori ai contenuti correlati. Quando possibile, i tuoi contenuti dovrebbero includere collegamenti a post o pagine correlate all’interno del tuo sito. In questo modo, i tuoi utenti non dovranno guardarsi intorno per avere più informazioni a cui potrebbero essere interessati e sarai in grado di aumentare la quantità di tempo che trascorrono sul posto.

Passaggio 3: scegli come target un pubblico specifico

Capire quale pubblico targettizzare non è necessariamente una soluzione rapida, ma può avere un impatto enorme sulla frequenza di rimbalzo del tuo sito web (e sulla sua popolarità generale).

Se il tuo sito web ha come target un pubblico troppo vasto, riceverai molti visitatori che potrebbero non essere interessati ai tuoi contenuti. Uno dei modi migliori per eliminare questo problema sul nascere è quello di restringere il pubblico di base sin dall’inizio, identificare i loro bisogni e capire come affrontarli.

Se hai già un sito web consolidato, non preoccuparti. Puoi comunque cogliere l’occasione per sederti e decidere quale dovrebbe essere la sua nicchia ideale, e iniziare a bersagliare quegli utenti d’ora in poi. Potrebbe essere necessario trovare nuove idee per i contenuti ma il guadagno dovrebbe valerne la pena. Dopotutto, di solito è meglio avere un pubblico più piccolo e molto impegnato di una tonnellata di visitatori occasionali a cui non interessa il contenuto o il messaggio.

Hai capito quindi come ridurre la frequenza di rimbalzo?

Affrontare la frequenza di rimbalzo non significa solo “aumentare” il traffico, ma anche migliorare alcuni aspetti fondamentali del tuo sito.

Ad esempio, accelerare le prestazioni può contribuire notevolmente ad abbassare la frequenza di rimbalzo e questa tecnica consente anche un’esperienza utente più piacevole.

Ricorda: se desideri ridurre la frequenza di rimbalzo, prova a implementare questi suggerimenti:

  • Migliora i tempi di caricamento del tuo sito.
  • Rendi il tuo sito facile da navigare.
  • Scegli come target un pubblico specifico.

Se hai bisogno di aiuto per ridurre la frequenza di rimbalzo sul tuo sito oppure hai semplicemente bisogno di una consulenza, non esitare a contattarmi! Come Esperto SEO WordPress, ogni giorno tramite la web analytics analizzo l’andamento dei siti web dei miei clienti ed intervengo per migliorarne i risultati.

 

Vuoi far ridurre la Frequenza di Rimbalzo del tuo sito?

La lettura online è una questione di risparmio di energia. Quando guardiamo una pagina web cerchiamo di capire quali parti di testo ci conviene leggere, quelle che ci interessano davvero e quelle che invece possiamo escludere. In sostanza cerchiamo di risparmiare tempo ed energie.

Per questa ragione occorre aiutare i lettori a trovare le informazioni di cui hanno bisogno, fare in modo che i lettori trovino risposte veloci alle loro domande e infine dare agli utenti contenuti più lunghi, quando necessario. In questo articolo andremo a vedere alcuni consigli per il Web Copywriting in modo tale da poter imparare a scrivere bene per il web e riuscire ad attrarre sul nostro sito più visitatori possibili.

L’occhio umano è attratto da ciò che “stacca” visivamente:

  • Titoli
  • Grassetti, corsivi, parole colorate
  • Link
  • Numeri in cifre
  • Parole “tra virgolette” o (tra parentesi)
  • Parole con l’iniziale maiuscola all’interno del testo
  • Elenchi puntati e numerati
  • Simboli

Consigli per avere successo con il Web Copywriting:

  1. Evitare i “muri” di parole. L’organizzazione visiva ha la precedenza, inutile scrivere bene se nessuno ti legge. Crea blocchi testuali separati da spazi e cura gli elementi testuali in evidenza (titoli, grassetti, link, elenchi)
  2. Separare chiaramente. Ogni blocco testuale corrisponde ad un paragrafo e deve essere dedicato ad un solo argomento.
  3. Usa i titoli (h2-h3-h4): oltre allo spazio bianco puoi separare i blocchi testuali con i titoli per ogni paragrafo. Offri al lettore un indice visivo che spieghi subito di cosa si parla nell’intera pagina. Pensa a titoli di paragrafo come a dei ganci che permettono all’utente di capire da dove cominciare la lettura. (Google ama i titoli h2)
  4. Dire subito le cose più importanti.
  5. Sintassi breve, semplice e piana. Un linguaggio semplice e senza metafore facilità la comprensione non solo a Google ma soprattutto alle persone. Una sola frase per ogni concetto. Non allontanare soggetto, verbo e complemento con parentesi, incisi e frasi subordinate: se le informazioni sono troppe, dividile in paragrafi.
  6. Jakob Nielsen raccomanda la struttura “millefoglie”, cioè capoversi brevi, staccati e titolati con chiarezza. L’utente non legge comunque tutto, ma almeno trova ciò di cui ha bisogno. Più che lettura, parliamo di “esplorazione”
  7. I link esterni, secondo Google, hanno più valore nelle prime 200 parole dell’articolo.

Se vuoi dei consigli su come avere successo con la Web Copywriting o hai bisogno di aiuto o di una consulenza per il tuo sito web non esitare a contattarmi!

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